
Cosa non dire mai a una mamma – istruzioni per l’uso
Ci sono cose da non dire a una mamma.
Durante la gravidanza:
Ma lo avete cercato?
Che coraggio fare un figlio col brutto mondo che c’è là fuori.
Quanto sei ingrassata!
Che aria stanca!
Che pancia piccola!
Che pancia grande!, sicura che ce ne sia solo uno, lì dentro?
Riposati adesso, perché dopo…
Pancia a punta, è sicuramente maschio.
Pancia larga, è sicuramente femmina.
Se hai acidità è perché nascerà con tanti capelli.
Eccetera, eccetera, eccetera. Se vi va, aiutatemi voi ad ampliare la lista, che è pressoché infinita e si arricchisce ogni minuto di ogni giorno di nuove perle.
Dopo il parto:
A chi assomiglia?
Seno piccolo, avrai poco latte.
Tutto quel seno e non hai latte?
Allatti? Che fortuna.
Non allatti? Meglio, che sennò non lo stacchi più.
Non tenerlo sempre in braccio che lo vizi.
Ti dorme?
Lascialo piangere che si fa i polmoni [anche no!].
È buono?
Perché usi la fascia?
Perché non usi la fascia?
Perché dorme con voi?
Perché non dorme con voi?
Che aria stanca che hai.
Avete voluto la bicicletta…
Devi mangiare per due visto che allatti.
Allora, ti sei già messa a dieta?
Eccetera, eccetera, eccetera. Anche qui, se vi vengono in mente saggi consigli non richiesti che avete subìto, sbizzarritevi!
Credo di poter affermare con certezza che le uniche cose che a una mamma faccia piacere sentire siano:
Posso aiutarti a riordinare casa?
Posso aiutarti a lavare i piatti?
Posso farti il bucato?
Vai a riposarti un’oretta, penso io al bimbo e alla casa.
Vedrai che pian piano troverete i vostri ritmi.
Se vuoi andare dal parrucchiere ti tengo i bimbi.
Stai facendo del tuo meglio e questa è una gran cosa.
Sei brava.
Segui il tuo istinto.
Quando vuoi, io ci sono.
Essere madre, non si sa perché, ci fa diventare oggetto di giudizio, come se tutti ma proprio tutti, dalla nonna al fattorino, si sentissero in diritto/dovere di esprimere la loro opinione sul nostro operato. Spesso, per educazione o poca prontezza (io sono campionessa in rimuginazione: la frase giusta mi viene dopo due o tre giorni dal fattaccio), non rispondiamo per le rime a chi, in buona o cattiva fede, ci elargisce consigli per niente richiesti, anzi, spesso sgraditi e sgradevoli. Noi per prime dovremmo ripeterci spesso che siamo brave, stiamo facendo del nostro meglio, che essere madri è tanto bello quanto difficile.
E la nostra risposta a chi ci rompe le scatole potrebbe essere:
Lasciami lavorare.
Oppure:
Vuoi vivere per una settimana nei miei panni, e poi ne riparliamo?
Ma soprattutto, la risposta definitiva, tanto sintetica quanto efficace (bisognerebbe farci una t-shirt per quanto è perfetta):
La tua opinione appoggiala pure lì, grazie.
(Coraggio, colleghe mamme!).
Chiara MammaGlitter
Tra l’altro mi fanno ridere quelli che iniziano con “non ho figli ma…” e ti snocciolano il consiglio o la perla di saggezza dettati dalla loro grande esperienza…ma perchè????
mammaturchina
Già, perché?? Tutte quelle buone occasioni per tacere sprecate… 😉
Cinzia
Vogliamo parlare di quando, dopo mesi dal parto, ti chiedono: allora? Quand’è il termine? 😣
mammaturchina
Ciao Cinzia, a me lo chiesero tre giorni dopo il parto, entrai in gelateria e la commessa disse: a te anche panna, visto che sei incinta. Peccato che fossi lì con la mia treenne e il mio neonato! 😀
Chiara MammaGlitter
E quelli che ti vedono con un neonato e ti chiedono “allora, quando il secondo?”…
mammaturchina
Ahahahah Chiara, son quelli che aprono la bocca prima di collegare il (presunto) cervello!